"Mi ero occupato di grafica e design fin dal 1956. Allora erano tempi di boheme, all' Accademia di Brera e si passavano interminabili serate al Jamaica, magari in compagnia di Manzoni, Birolli, Fontana e Salodini, che tenevano banco con le loro inquietudini esistenziali.

Il plastico faceva bella mostra di sè, sul tavolo della sala riunioni di Mr. Talbot, il manager inglese di Beloit Italia. Era piaciuto il progetto architettonico: quattro parallelepipedi di diversa altezza formavano una grande scultura, che avrebbe rotto la monotonia del padiglione espositivo alla Interplast di Londra.

"Il progetto mi ha convinto - attaccò Mr. Talbot - e pertanto si ritenga impegnato per tutto il mese di giugno! Partirà per Londra per dirigere il montaggio della struttura; sono sicuro che farà un buon lavoro""

"Camminavo nella notte per le strade deserte di Richmond senza un perchè, dopo aver sperimentato la cucina dell'hotel, tipicamente inglese, fish & chips, un piatto che si trova ovunque e che suggerisce i rigori dell'ultima guerra mondiale.

La metropolitana londinese è un grande palcoscenico. La vita, la morte, l'amore si rincorrono per i tubes che portano alle stazioni, dove ad ogni arrivo di treno, c'è un ricambio di situazioni.

A Earls Court mi attrasse la figura imponente di un "Gesu' nel tempio", con la tunica bianca e i capelli biondi sulle spalle, che scendeva dalla scalinata di ferro con aria solenne."

Londra 1969